Ritorna la nostra rubrica dedicata agli allenatori che hanno avuto ben poca fortuna sulla panchina del Cagliari. Oggi torniamo indietro di 32 anni
Estate 1987, forse quella peggiore per i tifosi rossoblù. Il Cagliari è scampato per pochissimo al fallimento grazie alla famiglia Orrù ed una cordata di generosi imprenditori locali che hanno letteralmente strappato i libri contabili dalle mani del tribunale, cercando di rianimare un sodalizio letteralmente sommerso dai debiti.
Nell’arco di poco più di un mese, grazie anche all’alacre lavoro di Carmine Longo (che si divide nel doppio lavoro di revisore dei conti e direttore sportivo) la nuova dirigenza riesce a mettere in piedi una rosa per affrontare il campionato di serie C1.
Per la panchina viene chiamato l’ex roccioso difensore della Fiorentina e della nazionale italiana, Enzo Robotti.
Il nuovo tecnico si rende conto sin da subito di avere a disposizione una rosa piuttosto modesta ed impronta un gioco basato sul timore revernziale degli avversari.
Ottiene due vittorie al Sant’Elia contro due altrettanti modeste squadre, il Frosinone e la Casertana, ma le sconfitte sono ben cinque.
L’unico pareggio è uno 0-0 allo stadio Acquedotto di Sassari contro una Torres nettamente superiore, ma che non riuscì a scardinare la linea Maginot rossoblù.
Dopo la sconfitta interna contro la Reggina, alla nona giornata e la squadra deoslatamente nei bassi fondi della classifica, la dirigenza decide di esonerare Robotti per chiamare al capezzale del Cagliari l’esperto Mario Tiddia.