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Cagliari, l’importanza di un centravanti

La partita contro il Napoli è stata per il Cagliari la prima stagionale senza un centravanti . E sono emersi sia i limiti sia le possibilità di una formazione senza l’ariete.

ATTACCO A SORPRESA. Alzi la mano chi non è rimasto perplesso – almeno per qualche secondo – nel leggere la formazione rossoblù domenica, a pochi minuti dalla sfida contro il Napoli. Coppia fantasia in avanti, con Joao Pedro e Farias in tandem offensivo, per cercare di scardinare la difesa azzurra. E, inaspettatamente – e complice l’assenza per infortunio di Pavoletti e il rodaggio ancora in corso per Cerri – senza un vero centravanti di ruolo.

PICCOLETTI IN AVANTI. Superato l’iniziale shock, in realtà, ai tifosi più attenti si sarà rivelata in tutta la sua intelligenza la scelta di Rolando Maran. La difesa azzurra, comandata dai giganti Koulibaly e Maksimovic, è rocciosa. Meglio due piccoletti, agili, tecnici e scattanti, per provare a scardinarla.

LA TENDENZA. Falso nueve: si diceva così una volta. Prima che la guardiolana tendenza di giocare senza una boa, ma con un “centravanti” agile che non desse punti di riferimento, diventasse anch’essa mainstream, con l’aiuto – nell’esportazione italiana della strategia – proprio del Napoli, pur quello degli anni scorsi ancora in versione Sarri. Eppure, se un attacco senza centravanti ha ineccepibilmente i suoi punti di forza, si tratta di una mossa che – come tutte – ha qualche contro. E non da poco.

SENZA UN RIFERIMENTO. Perché è la solita coperta troppo corta: hai imprevedibilità davanti ma i punti di riferimento che togli sono anche per la tua squadra. Ed ecco che, sin dal primo minuto, al Cagliari è mancata la boa che tenesse palla lì davanti, andasse a spizzare o ad appoggiare di testa nei rinvii di Cragno o nelle spazzate del difensore in difficoltà di turno. Con la necessaria conseguenza di provare un gioco palla a terra sin dalla difesa, in cui il Cagliari si è anche ben disimpegnato, nonostante l’avversario con cui sperimentarlo non fosse proprio il meno tecnico del campionato.

NEL FINALE. È mancato, insomma, il lavoro oscuro di un Pavoletti o di un Cerri, che sarebbe stato fondamentale soprattutto nel finale, quando i palloni lanciati alla cieca in avanti da Klavan e compagni si sono inevitabilmente moltiplicati, pressata com’era la difesa davanti al tridente Insigne-Mertens-Milik.

CAMBIO MANCATO. Forse Maran lo sapeva e uno dei cambi – se non si fossero fatti male Romagna e Pisacane – sarebbe stato proprio Cerri per uno dei brasiliani d’attacco. Ma, se così non è stato, non è chiaramente solo per questo che il Cagliari ha perso. Un segnale importante, comunque per il proseguo della stagione. Il Cagliari può di certo giocare anche senza centravanti. Ma l’importanza di un’ariete è davvero assoluta per il gioco di Maran.

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