Le parole dell’attaccante livornese, che si racconta in un’intervista a Sportweek. L’arrivo a Cagliari, gli infortuni e l’amicizia con Srna

Un’intervista a 360° quella a Leonardo Pavoletti, proposta da La Gazzetta dello Sport su Sportweek. L’attaccante del Cagliari si racconta: tanti i temi trattati.

L’AMICIZIA CON SRNA. “Srna? ho legato molto con lui”, spiega Pavoletti , “quest’estate ci siamo ritrovati vicini di posto a tavola: accanto a lui c’era Pajac, un altro giocatore croato, e li vedevo parlare fitto. Sentendomi un po’ in disparte e non riuscendo a stare in silenzio per troppo tempo mi sono inserito parlando in inglese. Il fatto è che Srna mi rispondeva già in italiano! E da lì è nata una bella amicizia”.

IL FUTURO CHE IMMAGINAVA. “Non sapevo cosa avrei fatto ‘da grande’. Non avevo voglia di studiare, ma sapevo adattarmi a ogni situazione: se mi mettevano con quelli bravi, mi impegnavo ad assomigliarli, se stavo invece con i delinquenti mi confondevo in mezzo a loro. Sono uno che sa stare al mondo. Se ho rimpianti? Mi sento uno molto fortunato, non avrei mai immaginato di fare il calciatore”.

IL TENNIS. “Mio padre è maestro di tennis, da piccolo la mia strada era quella ma alla fine ho preferito i giochi di squadra, e a 10 anni ci facevano già il lavaggio del cervello col calcio. Come oggi, lo vedo quando incontro dei bambini: le prime due domande che mi rivolgono sono ‘Quanto guadagni?’ ‘Che macchina hai?’ “.

L’ARRIVO A CAGLIARI. “Fui accolto da una folla festante, dopo sei mesi negativi a Napoli non me l’aspettavo. Gli inizi in Sardegna non sono stati buoni, mi portavo dietro gli strascichi di alcuni infortuni e non rendevo come volevo. Gli applausi si trasformarono ben presto in insulti allo stadio, ma è lì che devi dimostrare di essere uomo. Le statistiche dicono che a fine partita sono il giocatore che corre di più? Non frega un c… a nessuno. Sono un attaccante e vengo giudicato in base ai gol”.