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Barella: “Porto in campo l’orgoglio della Sardegna. Per il Cagliari do tutto”

Nicolò Barella si racconta: il soprannome negli spogliatoi, Zola, l’esempio di Conti, l’assenza nel match con la Roma. Ma, soprattutto, l’amore eterno per il Cagliari e la Sardegna.

PARLA BARELLA. Contro la Roma non ci sarà, Nicolò Barella, bloccato dall’espulsione rimediata contro il Frosinone. Ma il centrocampista sardo non perde occasione per farsi sentire, negli spogliatoi come davanti ai microfoni della stampa. Intervistato dal canale ufficiale della Serie A, si è raccontato a tutto tondo, parlando di Zola, delle scivolate, dei suoi miti e del suo amore per la maglia rossoblù.

RADIOLINA.Negli spogliatoi mi chiamano ‘Radiolina’ perché parla tanto, rido, scherzo, faccio battute. Ma io sono fatto così. Anche in campo mi piace correre come uno spirito libero“.

IDENTITÀ SARDA.Zola? Per me è stato un mito. Uno che dalla Sardegna si è conquistato Londra e tutta Inghilterra. Io quando gioco per il Cagliari metto tutto quello che ho. Porto in campo l’orgoglio della Sardegna.

BARELLA E LA SCIVOLATA.Recuperare un pallone in scivolata è quasi paragonabile a fare un gol. Mi piace sentire il boato del pubblico quando rubo la palla, rialzarmi e averla tra i piedi. Per questo ho sempre ammirato giocatori come Stankovic e Nainggolan che fanno dell’intensità e del recupero palla le loro caratteristiche migliori. In gran parte è istinto, altrimenti non rincorri un uomo per cinquanta metri per poi entrare in scivolata. Molto spesso questo mi porta a qualche fallo di troppo. Ma non lo faccio di proposito, l’obiettivo resta quello di recuperare la palla“.

SULLA SCIA DI CONTI.Per chiunque sia uscito dal Settore giovanile del Cagliari negli ultimi anni Daniele Conti è sempre stato un esempio. I tanti anni con la stessa maglia, le sue parole quando diceva che il Cagliari per lui era casa sua, le partite contro la Roma che per lui erano speciali. Faceva spesso gol: esultavamo noi tifosi rossoblù, meno il padre (ride, ndr). Quando alzò la maglia rossoblù all’Olimpico fu un gesto d’amore per la città. La squalifica contro la Roma? Possono fare gol anche gli altri. Per me l’importante è vincere“.

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