Il Cagliari ha salutato Federico Melchiorri, indubbiamente uno dei giocatori più amati della storia recente rossoblù
NELLA STORIA. Ci sono bomber blasonati che segnano venti gol in una sola stagione e vengono dimenticati dopo poco tempo dall’addio e poi ci sono attaccanti che ne segnano 13 in due anni e mezzo ma rimangono nel cuore dei tifosi. Così è stato per Federico Melchiorri, arrivato in Sardegna nel 2015 e coccolato dal popolo rossoblù per tutta la sua permanenza. Non un cannoniere, non un protagonista assoluto, ma un gregario col vizio del gol. E sia chiaro che per gregario si intende l’accezione più nobile del termine, quella che nel grande ciclismo conta quanto, e certe volte più, del fuoriclasse.
L’UOMO PRIMA DEL CALCIATORE. Ad affascinare così tanto i sardi è stata la persona prima ancora del giocatore, seppur anche in campo abbia sempre dimostrato di valere molto per la squadra. Un ragazzo a cui troppe volte la vita ha presentato degli ostacoli, ma che non ha mai mollato di un centimetro dal suo sogno. Melchiorri è uno che si rialza sempre, per quante volte venga buttato giù dalla cattiva sorte non si arrende e torna sempre. Si chiama forza di volontà, un valore spesso attribuito ai sardi sotto forma di testardaggine, banalizzando un concetto che invece è molto più vicino alla resilienza che non alla cociutaggine.
SARDO D’ADOZIONE. Chi arriva in Sardegna con dei valori condivisi dalla gente isolana non può che essere sardo a prescindere dalla provenienza. Melchiorri è stato amato dalla tifoseria rossoblù per aver rappresentato in campo lo spirito dell’Isola e per aver dimostrato un grandissimo attaccamento alla maglia, altro concetto che spesso viene confuso con la mera permanenza di lunga durata in un club. Se ne va con un bottino di 13 reti in 43 partite, ma rimarrà nella storia del Cagliari come solo i grandi giocatori si meritano.
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