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Decreto Di Maio contro le scommesse sponsor. Anche il Cagliari colpito

 Il ministro Di Maio preannuncia un decreto contro la ludopatia, che fermerebbe la sponsorizzazione delle agenzie di scommesse. Colpendo però in questo modo tante squadre di A, tra cui il Cagliari.

DECRETO ANTI-SCOMMESSE. Il calcio si smuove. E protesta, per un decreto che combatte con forza la piaga della ludopatia, ma che potrebbe essere la rovina di tante squadre di Serie A, che hanno tra i propri sponsor anche agenzie di scommesse. Tra queste anche il Cagliari che ha “Eurobet” come Betting Partner.

LE CONSEGUENZE SUL CALCIO. In quello che è stato definito “Decreto dignità” infatti, l’attuale Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio vorrebbe fatto fare divieto assoluto della pubblicità sull’azzardo, che rappresentano una grossa fetta di affari per gran parte dell’economia del paese. Il primo comparto a soffrirne di certo sarebbe il calcio, con miliardi di euro di mancato gettito, tra fonti dirette e derivate, come riporta oggi il Corriere dello Sport.

SCOMMESSE SPONSOR. Non a caso dei 200 milioni di euro investiti ogni anno dalla galassia ludica in pubblicità, la quota più rilevante, 120 milioni, è assegnata alle sponsorizzazioni. E non a caso metà Serie A ha un partner legato al mondo delle scommesse: Inter, Juventus, Roma, Milan, Napoli, Lazio, Sampdoria, Genoa, Udinese. E Cagliari, appunto. Senza considerare i vari banner, tabelloni luminosi, marchi insegne pubblicitarie e backdrop delle interviste. Il divieto della pubblicità sui giochi d’azzardo colpirebbe infine anche le televisioni, specie quelle filocalcistiche come Mediaset e Sky (un affare da 70 milioni l’anno).

LA PROTESTA. E la manifestazione di contrarietà dei club, capitanati dal patron del Genoa Enrico Preziosi – parole riportate da La Gazzetta dello Sport – non si lascia attendere: “È una follia. Lo scopo è di ridurre la dipendenza? Ma così si alimenterebbero le puntate all’estero, per non parlare dei circuiti illegali. È un provvedimento senza senso e populista, che penalizzerebbe un sistema come quello calcistico che già fatica a stare in piedi. Sarebbe una mazzata e non risolverebbe nemmeno il problema che si vuole affrontare“.

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