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Rolando Maran: ecco chi è il prossimo allenatore del Cagliari

Maran

Il profilo del prossimo allenatore del Cagliari: dal passato sul campo agli esordi in panchina, i play off col Varese, paradiso e inferno a Catania e la passione di una vita: il Chievo.

DA CALCIATORE. Una vita di calcio. Una vita di Chievo. Rolando Maran, trentino, 55 anni, dovrebbe essere al netto di clamorosi colpi di scena il prossimo allenatore del Cagliari. La Sardegna sarà la prossima tappa di una carriera nel mondo del calcio cominciata da giocatore nel 1983, quando Maran comincia a calcare il prato di Riva del Garda: la Benacense Riva è la sua prima squadra, ma tre anni dopo ecco il colpo di fulmine. Lo acquista il Chievo e da lì è eterno amore. Maran scende 330 volte in campo con la maglia gialloblù, diventa capitano dei mussi volanti e contribuisce alla promozione dei clivensi dalla C2 alla B. Lascerà Verona solo nel 1995, nove anni dopo, per chiudere la carriera con Carrarese e Fano.

GLI ESORDI IN PANCHINA. Ma, appesi gli scarpini al chiodo, Maran non si ferma un attimo e riabbraccia il suo Chievo nella prima esperienza in panchina, da allenatore in seconda. È il 1998 e da lì in poi comincerà un lungo girovagare prima di tornare dal suo “amore gialloblù”. Brescia e poi Cittadella gli affidano il settore giovanile. E sono proprio i veneti nel 2002 a offrirgli la prima chance sulla panchina della prima squadra. Tre anni di esperienza in C1, poi è di nuovo Brescia in B: un ottimo campionato non basta a Maran, con il presidente Corioni che gli preferisce Zeman a stagione in corso. Altre quattro avventure in serie cadetta formano ulteriormente l’allenatore trentino: Bari (2006-2007), Triestina (2007-2009), Vicenza (2009-2011) e Varese (2011-2012). Con i biancorossi lombardi raggiunge anche la finale dei play-off (persa contro la Samp) e viene così notato dal Catania in Serie A.

CATANIA. Nella prima stagione in Sicilia (2012-2013) è record di punti: gli etnei raggiungono quota 56 e chiudono all’ottavo posto, guidati dai gol del Papu Gómez e di Bergessio e da una rosa altamente competitiva, con Andujar in porta, Legrottaglie, Marchese e Bellusci in difesa, Lodi, Izco, Castro e Almiron a centrocampo e Barrientos in avanti a completare il trio degli argentini. Il secondo anno chiude drammaticamente il biennio a Catania, con l’esonero di Maran in aprile che non evita la retrocessione ai rossoazzurri, nonostante le 4 vittorie e 2 sconfitte nelle ultime 6 gare con Maurizio Pellegrino in panchina.

RITORNO AL CHIEVO. A questo punto è proprio il Chievo a dargli una nuova chance: all’ottava giornata Maran prende il posto di Eugenio Corini alla guida dei clivensi. Ci rimarrà per quattro stagioni. Al primo anno propone un 4-4-2 di sostanza e molto compatto con cui la squadra ebbe grande continuità di risultati, guidato da bomber Paloschi. Al secondo anno è 4-3-1-2, con Castro portato via da Catania a fare la mezzala e Birsa spostato sulla trequarti mossa vincente: il Chievo è nono a quota 50 punti, miglior risultato di sempre. Inglese e Birsa sono i mattatori del terzo campionato, aperto con la vittoria casalinga sull’Inter e chiuso da un girone di ritorno con qualche difficoltà: l’obiettivo della salvezza tranquilla è comunque raggiunto. La quarta stagione è stata anche l’ultima, iniziata con grandi risultati e grandi aspettative e conclusa amaramente con l’esonero in favore di D’Anna a due gare dal termine. Tanti giovani lanciati (Bani, Bastien, De Paoli, Stepinski) ma poche certezze, che neanche i cambiamenti tattici (3-5-2 in alcune occasioni) sono riusciti a dare.

ORA IL CAGLIARI. Le due vittorie proprio col Cagliari (0-2 alla Sardegna Arena, 2-1 al Bentegodi) hanno dato prova dell’esperienza di Maran sul piano tattico e di lettura della partita. Ma il tecnico trientino è anche un uomo a tratti sanguigno e viscerale. Che dalla prossima stagione guiderà con ogni probabilità il Cagliari, la sua nuova avventura. Ma rimarrà per sempre tifoso del Chievo: “Superiamo la tempesta e portiamo in porto la nostra nave. All’interno il Chievo è compattissimo. Anche la delusione dei tifosi è un gesto d’amore. È normale che siano delusi, noi siamo i primi a esserlo. Io soprattutto, che col Chievo ho fatto più di 500 partite e sono il primo tifoso. Rimbocchiamoci le maniche con i fatti” (le parole in conferenza stampa proprio prima della gara di ritorno contro il Cagliari, poi vinta).

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