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L’attaccante tonarese ha compreso di dover incarnare un nuovo ruolo nella squadra rossoblù: raccordo per la squadra piuttosto che bomber d’area di rigore. E così si gioca il rinnovo di contratto

QUASI 32 ANNI. L’età che avanza ha due grandi conseguenze, una positiva e una negativa. Sau, che sta per raggiungere le trentadue primavera, sta cominciando a capirlo. La prima: il fisico cala. Che poi si chiami reattività, riflessi, freschezza o frizzantezza, poco cambia. Semplicemente si tratta dei cosiddetti segni del tempo che passa, trasposti in ambito calcistico. Ma l’aver girato più volte degli altri le pagine del calendario dà anche un grosso vantaggio. Permette di conoscere la cosa giusta da fare. Non parliamo, si badi bene, del colpo da mostrare o della giocata da realizzare. È qualcosa di mentale. È il capire che la squadra viene prima del giocatore.

VICE-CAPITANO. La fascia di capitano lo avrà anche aiutato da questo punto di vista. Sempre di più il vice-capitano rossoblù, secondo della riserva di centrocampo Dessena, ha incarnato il ruolo di esempio di questa squadra. Non sarà un trascinatore, ma nel suo gioco dà esempio di sacrificio e abnegazione.

NUOVO RUOLO. Non segna più? Chi se ne frega, verrebbe da dire. Bomber ha provato a esserlo, ma in fondo non lo è mai stato. Nelle prime stagioni con la maglia del Cagliari 12, 6 e 7 gol, rispettivamente in 30, 30 e 32 presenze. Poi in B (10 reti in 34 gare) e la scorsa stagione da 34 partite e 7 centri. E allora ecco che in questa stagione ha trovato la piena maturità in nuovo ruolo. Quello di raccordo per la squadra. Di giocatore che scende in difesa, fa la spola sbattendosi su e giù per il campo. Torna a lottare e tenere palla per far salire i compagni.

VECCHIE ABITUDINI. Tendenze e doti che in effetti ha sempre mostrato nella sua carriera rossoblù iniziata ormai sei ani fa. Ma che sempre di più si mettono in mostra quest’anno, complici la pochezza di gioco del Cagliari di questa stagione e l’esiguo numero di gol segnati dall’attaccante tonarese, 2 in 17 partite (spesso spezzoni), a causa degli infortuni che solo ora gli stanno dando un po’ di tregua.

QUESTIONE DI OBIETTIVI. Eppure, come dicevamo, i gol nel calcio contano tanto, ma non sono tutto. Tutto, in fin dei conti, è soprattutto il risultato. E il risultato non lo fanno solo i gol, ma anche le prestazioni degli attaccanti. L’obiettivo deve essere sempre fare risultato e non deve esserci sempre il nome sulla casella dei marcatori per poter dire di averlo raggiunto, anzi. L’obiettivo della squadra, appunto. Che viene prima di quello del singolo, forse proprio quel rinnovo che Marco Sau vuole provare ancora a conquistarsi, vestendosi di un vecchio nuovo mantello rimesso a lucido.

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