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López, la difesa è cresciuta ma che fatica in attacco

Ad ogni conferenza stampa pre-partita è veramente difficile non sentire pronunciare da Diego López le frasi “dobbiamo guardare la porta avversaria” o “dobbiamo attaccare”. Il problema è che troppo spesso queste parole non hanno riscontro all’interno dei match, nemmeno contro delle concorrenti dirette per la salvezza assolutamente alla portata del Cagliari. Oggettivamente c’è grande difficoltà nel costruire l’azione d’attacco, a partire dalla troppa lentezza in fase di transizione positiva per finire alle poche idee nel ricamare un’azione offensiva. Pavoletti è a quota sei reti in Campionato, un bottino misero per un centravanti del suo calibro, ma ha dimostrato ampiamente di saper fare male alle difese avversarie quando viene messo in condizione.

I cross per le sue incornate sono una soluzione efficace, ma non può essere l’unica. C’è bisogno di maggiori soluzioni e certe volte per averle è necessario osare di più. Le partite contro Sassuolo e Chievo hanno evidenziato tutte le lacune della squadra di López in fase di possesso palla, problemi che si sono poi tradotti in un atteggiamento passivo di fronte a degli avversari per nulla irresistibili. L’ultimo quarto d’ora al Bentegodi ha dimostrato che sarebbe bastato alzare il baricentro molto prima per mandare in difficoltà gli uomini di Maran. L’inserimento di un terzo attaccante ha scombussolato la difesa clivense, abituata per tutta la partita ad avere il comodo riferimento dell’isolatissima unica punta Pavoletti.

Perchè allora non rischiare prima, o magari dall’inizio, un 3-4-1-2 per pressare più alto e offrire soluzioni alternative al solo centravanti boa? López ha fatto un ottimo lavoro con la difesa, su questo non ci sono dubbi. Per quanto lo stesso tecnico di Montevideo abbia criticato l’atteggiamento dei suoi sulle seconde palle, il Cagliari nelle ultime partite ha fatto vedere di essere con tutta probabilità la squadra meglio organizzata in fase di non possesso tra tutte le concorrenti per la salvezza. Manca però quella volontà di prendersi i dovuti rischi negli scontri diretti, manca la rapidità nella transizione e manca soprattutto una programmazione variegata delle trame d’attacco.

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