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Han, l’ingresso che ha fatto suonare la sveglia

Si poteva e si doveva osare di più in una partita che avrebbe potuto quasi chiudere il discorso salvezza per i rossoblù. López però ha preferito rimanere fedele al 3-5-2 con baricentro basso, optando per la soluzione con un trequartista dietro l’unica punta, accentrando Padoin e inserendo Dessena sulla fascia destra. Un assetto tatticco guardingo, più attento a non prenderle che a darle. Ci si aspettava invece un Cagliari a trazione anteriore contro un Chievo che arrivava dal suo momento peggiore della stagione, invece la passività dei rossoblù è stata totale fino all’episodio chiave del gol di Giaccherini.

E per fortuna che fino a quel momento ci aveva pensato Cragno a tenere a galla i suoi, altrimenti il passivo nel punteggio sarebbe potuto essere maggiore. O forse, paradossalmente, sarebbe stato meglio che il portiere di Fiesole avesse lasciato superare la linea a uno di quei palloni salvati, così la sveglia sarebbe suonata prima invece che a un quarto d’ora dalla fine. Inutile il cambio Joao Pedro-Sau che non ha influito sull’assetto della squadra sarda. Solo dopo la prodezza di Giaccherini i rossoblù hanno provato ad avanzare, subendo immediatamente il 2-0 in contropiede. La vera partita dei sardi è iniziata con l’ingresso di Han al 79′ e non certo perchè il nordcoreano ha fatto il fenomeno.

Con tre attaccanti il Cagliari ha alzato il baricentro e ha smesso di dare punti di riferimento alla difesa del Chievo, schierata addirittura a cinque nei minuti finali. La sveglia è suonata con Han perchè finalmente Pavoletti ha smesso di essere isolato contro una squadra che se attaccata concede facilmente il fianco all’avversario. Questo è avvenuto solo a un quarto d’ora dalla fine, dopo che la partita era stata già compromessa dai due episodi chiave che hanno portato ai gol gialloblù. Han è entrato, ha lottato e corso, non ha lasciato punti di riferimento ai difensori avversari e gli ha costretti a stringersi favorendo le avanzate laterali, come in occasione del gol di Pavoletti.

Non possiamo parlare con i se e con i ma, non si può sapere come sarebbe finita se il Cagliari avesse giocato con un assetto tattico più spregiudicato fin dall’inizio. Però il dato oggettivo è che in rosa ci sono sei attaccanti più il trequartista Joao Pedro. Servirsi di una sola punta per gran parte della partita, soprattutto in uno scontro diretto come quello del Bentegodi, suona tanto come uno spreco di potenziale.

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