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ESCLUSIVA – Intervista a Vittorio Sanna, “Mister 500”

Domenica scorsa non è stato solamente festeggiato il taglio del nastro del nuovo stadio rossoblù. Alla Sardegna Arena ha vissuto una giornata speciale anche Vittorio Sanna, celebre radiocronista, che ha raggiunto un prestigioso traguardo in occasione di Cagliari-Crotone.

Radiocronaca numero 500: un numero decisamente importante, per colui che ha seguito negli ultimi 25 anni gli incontri del Cagliari. Dal debutto contro l’Atalanta nel 1993 a oggi, Sanna ha raccontato il club attraverso l’era Cellino e ora nella presidenza Giulini. Tanti protagonisti del campo e della panchina, dai microfoni di Radio Sintony e Radiolina, descritti con passione e spirito critico.

Partiamo dalla fine, Vittorio. Cosa ha significato per te tagliare un traguardo simile, in concomitanza con l’inaugurazione della nuova casa rossoblù?
“Una giornata bellissima, in cui ho ricevuto tanti complimenti che mi hanno fatto un piacere estremo. Ma soprattutto il dono ricevuto dalla società, la maglia con il numero 500 stampato sulla schiena: un motivo di grande orgoglio, per il fatto di essere stato riconosciuto ufficialmente dal club per il mio impegno in tutti questi anni”.

Venticinque, per la precisione. Ci racconti un aneddoto a cui sei particolarmente legato?
“A parte qualche stagione in cui per vari motivi non ho potuto effettuare le mie radiocronache, mi ritengo fortunato. Io e Bruno Corda abbiamo rappresentato la voce delle partite del Cagliari per tanti anni, lavorando per le radio private. Grazie alla radio ho potuto vivere l’avventura della Coppa Uefa nel 1993-94, vivendo proprio in questa occasione un’esperienza toccante: nella gara che i rossoblù disputarono a Torino con la Juventus, un emigrato sardo mi donò una sciarpa del Cagliari per portare in Sardegna almeno quell’oggetto, impossibilitato a tornare nell’Isola da anni per motivi economici. Oppure l’affetto continuo della gente, ma anche le parole da brividi di un ipovedente: ‘Grazie Vittorio, con le tue radiocronache mi fai vedere le partite del Cagliari’ “.

C’è un giocatore e un gol a cui sei particolarmente legato?
“L’aver raccontato quella famosa rete di Daniele Conti contro il Napoli ha cambiato il mio modo di approcciarmi ai gol rossoblù. Al capitano, anche per questo motivo, sono particolarmente affezionato. Ma c’è un giocatore che ha un posto particolare, Roberto Muzzi: è il ‘bomber’ delle mie radiocronache, non ho raccontato così tanti gol per nessun altro. Quel ‘gooooool’ lo stampò perfino sulla sua maglia, mostrandolo a ogni esultanza. Ricordo con piacere il rapporto con Fabian O’Neill, il giocatore che dal punto di vista tecnico ricordo maggiormente”.

Tra gli allenatori invece?
“Ho avuto il privilegio, nei primi anni, di poter avere a che fare con personaggi che mettevano al primo posto l’aspetto umano: Radice, Giorgi, Tabarez, Trapattoni. Questo frangente mi sta particolarmente a cuore, perché il calcio di oggi è fatto sempre più dai soldi e meno dai sentimenti. Bisognerebbe rispolverare certi valori e avvicinare di nuovo i tifosi in tutti i modi. Non concepisco, ad esempio, quando un giocatore si sottrae all’affetto dei sostenitori per una foto o un autografo. A volte ostentando fastidio. In particolare, i protagonisti dovrebbero sempre ricordarsi dei bambini che li adorano”.

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