I compagni ci scherzano su. “Scende sulla fascia come Cafù! Sgambetta come Zambrotta! Crossa come Maicon!“. Lui non è né il campione del mondo 2006, né i terzini brasiliani a cui lo paragonano, col sorriso, i compagni. Non ha il loro talento, non è un campione affermato come loro. Ma Paolo Faragò non demorde: corre, suda, si impegna. Sa che questa può essere l’occasione della sua carriera.
La società punta su di lui. Lo ha rilevato a gennaio dal Novara in prestito con obbligo di riscatto. Anche Rastelli crede nel numero 16 rossoblù: a centrocampo però sono già troppi (Dessena, Ionita, Barella, Cigarini, Colombatto, JP10) e così il mister ha deciso di affidargli la fascia destra: sarà la riserva di Simone Padoin, un altro che non nasce terzino destro, piuttosto esterno a centrocampo o mezzala, proprio come Faragò. Ma come quest’ultimo dovrà sopperire all’assenza di un terzino di ruolo (salvo novità dal mercato, vedi Rispoli) e presidiare la corsia di destra cercando di evitare le scorribande avversarie. Con licenza di offendere, come naturalmente impone la loro natura tattica.
Nelle prime uscite i terzini in generale non hanno convinto, ma la sensazione è che con l’impegno Paolo Faragò possa fare bene e convincere anche chi, tra i tifosi, non crede che il terzino calabrese possa essere utile alla causa rossoblù. Ma Faragò non ci pensa troppo, come è giusto che sia: sa che deve migliorare soprattutto in fase difensiva e che solo con il lavoro può raggiungere risultati importanti. La carica, quella no di certo, non gli manca.