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Giovanni Rossi e l’importanza della gavetta

Il direttore sportivo Giovanni Rossi ha appena iniziato il suo incarico in rossoblù ma già qualcosa si è intuito sul suo modus operandi. Di lui si è capito che adora quei giocatori che hanno fatto la gavetta, personalità d’esperienza che hanno saputo affrontare varie fasi della loro carriera senza uscire abbattuti da quelle negative. Si è capito anche che gli piacciono i giovani, non quelli semplicemente talentuosi, vuole ragazzi disposti a sacrificarsi per imparare e capaci di stare in uno spogliatoio con maturità.

Dando uno sguardo alla sua carriera si capisce quanto cerchi sempre di creare delle rose a sua immagine e somiglianza. Da calciatore ha passato l’intera carriera tra Serie C e dilettanti, con una sporadica apparizione in Serie B. Rossi sa benissimo cosa vuol dire fare la gavetta e giocare più con la testa che col talento. Oltretutto la lunga militanza nelle serie inferiori gli garantisce un’ottima conoscenza di quelle che sono le caratteristiche di quel tipo di calciatori, cosa non da poco se si deve operare con un budget lontano dai top club e se si devono valutare molti profili provenienti da quei campionati. Per fare un esempio, intuire che un calciatore come Francesco Magnanelli potesse essere un elemento fondamentale del Sassuolo dopo ogni salto di categoria non è roba da poco.

Dopo la prima parentesi in Emilia la Juventus lo sceglie come direttore sportivo delle giovanili, qui impara a conoscere il mondo della Primavera ai massimi livelli. I frutti di questa esperienza si sono visti nella seconda parentesi a Sassuolo, dove i neroverdi si sono trasformati in una delle migliori fucine di talenti in Italia.

La rosa che si sta formando nel nuovo Cagliari è perfettamente coerente con tutto il percorso fatto in carriera da Giovanni Rossi. Aspettiamoci quindi una gestione del mercato sempre in quest’ottica, ragion per cui profili come Filippo Scaglia e Davide Calabria potrebbero essere più che semplici suggestioni. Per il primo c’è da attendere il futuro di Krajnc e Salamon, per il secondo invece l’inserimento è agevolato dall’addio di Isla e dall’abbondanza di alternative tra i terzini del Milan.

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